Afro Urban Music – Italy

Il sound Afro Urban italiano, innovazione attraverso musica, i suoi protagonisti e linguaggi.

AFRO URBAN è un termine che si usa per identificare una certa attitudine musicale e stilistica, quella Urban, unita a delle sonorità, linguaggi, lifestyle, simbologie dal mondo afro discendente e di origine africana. 

Nel 2023 non parliamo (o almeno, non dovremmo più parlare) di “Generi musicali”. In musicologia, e nella nostra industria, sarebbe riduttivo creare delle definizioni di genere musicale, ma, piuttosto, parliamo di stili musicali, lasciando spazio alla commistione di attitudini, origini, sonorità, linguaggi espressivi e dialoghi cross-culturali (e “cross over”).

AFRO URBAN

L’”etno-musicologia”, invece, declina la musica in tre diversi ambiti: “Tradizionale”, “Popular”, “Folkloristica” e, più avanti, aggiunge la classe della “World music” (da Peter Gabriel). 

Con “tradizionale” si intende la musica tramandata via scritta (quindi la musica occidentale “classica”, l’opera…); per “Popular” si intende la musica Pop (e tutto il grande calderone che include sia l’Hip Hop che il Rock, per esempio); la musica “Folk” che è propria delle tradizioni popolari e, appunto, folkloristiche, tramandate per via orale (per esempio la Pizzica). 

La “World music” è invece, per definizione, la “musica dal mondo”, quindi tutta quella che può essere Pop, Rock, Hip Hop, Folk, etc. ma proveniente dal “resto del mondo” rispetto ad una visione occidentocentrica (o Western).

A noi, in NoOx non piace parlare in termini “etnomusicologici”, poiché deformano i punti di vista e definiscono, limitando, gli artisti ad una visione unica di mercato e cultura musicali western-centrica

Tornando al termine “Afro Urban”, pensiamo che espressamente possa abbracciare e convogliare in sé determinate attitudini e scelte stilistico-musicali, per esempio: Afrobeats (mi raccomando, con la “S”, perchè Afrobeat è ancora altro), Amapiano, Afropop, Gqom, Wolof Beat / Mbalax Drill, Afro Rave, Coupé Décalé etc. 

Quindi, non ci sentirete mai parlare di “World music”, riferendosi ai nostri artisti e alle nostre proposte, perché sì che fanno parte di un (o del) “mondo”, ma quel mondo ha una sua origine e delle attitudini, che siano Afropop, Afro Experimental Jazz, Afro Soul, Afro House…

Ma neppure generalizzaremo mai, sotto il termine “Afrobeats”, tutti gli artisti che approcciano la musica Afro Urban, poichè non tutti si ritrovano a praticare sound “Afrobeats” o solamente “Afrobeats”.

Per noi, quindi, Afro Urban si riferisce al sound, non al colore della pelle. Parliamo di musica. 

IN ITALIA

Ci sono stati diversi esempi di sound Afro Urban in Italia, dai primi anni 2000 con i sound-system ai dj set nelle spiagge e nei centri sociali, fino ad un approccio più “commerciale” negli anni dal 2017 fino ad ora. 

Non si parla di “mercato” sino a che le grandi Major, bookers e promoters, e tutti gli stakeholders più potenti, non cadranno ammaliati dal fantastico mondo della musica Afro Urban. 

Con il tempo, e con le influenze dai mercati UK, USA, FR, anche in Italia il sound afro urbano sta mettendo la pulce nell’orecchio ed incuriosendo l’élite dell’industria musicale, che però sembra ancora troppo distratta (o inconsapevole) dagli eventi internazionali che lo portano ad essere nelle più grandi classifiche e awards. 

Da Beyoncé a Black Panther, i Grammy e al Coachella, l’Afro Urban sound ha conquistato featurings e collaborazioni, palchi e passerelle, reference, radio, magazine & tv.

In Italia le vibrazione della Afro / African Diaspora, delle comunità intorno ad essa, degli anni che corrono verso un’aspra e naturale inclusione delle diversità culturali, dialogando in italiano, Wolof, Pidgin English, Yoruba, Patois, Lingala (e chi più ne ha più ne metta), si fanno sentire e a gran voce. 

Mentre a merenda scegliamo di comprare un euro di focaccia, a pranzo un vassoio di Thiebou-Dien e a cena ‘Ndole.

Sia Majors che grandi testate si stanno avvicinando a questo mondo, spesso però con poca consapevolezza, parlando e generalizzando un “genere, forse proveniente dall’RnB, o forse dall’Hip Hop (?)”, che però “fa tendenza”. Ad esempio, molte volte viene utilizzata la parola “Afrobeat” per riferirsi all’Afrobeats (vedi sopra), dimenticandosi (quasi) sempre quella fatidica “S”.

“It’s Afrobeats, with the S” – “Afrobeats: The backstory” – Netflix

La soluzione?

Expertise, consapevolizza di uno specifico linguaggio, la ricerca di quel cambiamento che noi definiamo “Innovazione sociale” – attraverso la musica, per quanto ci riguarda, perché è quello che sappiamo fare. 

Piccole e medie realtà, dei diversi ambiti e ruoli dell’industria musicale e del terzo settore, stanno “spuntando”, come segnali di cambiamento e voglia di cooperazione (o forse co-petizione, preferirei), nella visione di raggiungere un unico obiettivo: quello di regolarizzare un linguaggio espressivo (ancora) “diverso”.  

Per ampliare il mercato c’è sempre più bisogno di imprenditori che investano nel mercato Afro Urban e nel contorno di iniziative del mondo dell’intrattenimento. 

Noi lo stiamo facendo, perché crediamo in questo mercato, non solo a livello nazionale, ma Worldwide. 

Ricerca e sviluppo, costante crescita e concretizzazione del network internazionale, qualità e consapevolezza, export ed internazionalizzazione (e la “S” dell’Afrobeats): gli ingredienti per conquistare l’industria, in maniera de-stereotipata, equa, inclusiva e con le spalle larghe. 

L’audience, per azzardare una parola dal marketing manageriale, esiste, ed è formata da quel pubblico che destreggia la musica internazionale, che si sente (finalmente) rappresentata (o che vorrebbe sentirsi sempre più rappresentata) e parte di in un mercato dell’intrattenimento sempre più libero dallo stereotipo “pizza-spaghetti-mandolino” o “banane-capanne-tribù”. 

Un’audience attiva, cosciente, aperta agli stimoli cosmopoliti, afro (discendente) / africana o meno, amatori delle espressioni derivanti dalla “black music”, ballerini, amanti della musica “fatta bene” e dei diversi stili, dei suoi trend e dell’inarrestabile presa che hanno sui social.

Negli anni nomi come Tommy Kuti, F.U.L.A., Yves the Male, Slim Gong, Roy Raheem, l’Equipe54, Epoque, Abe Kayn, Mustik, Wade, Jeezus, Wado, Ki Nameless Bi, ma anche Ghali, Rhove e molti altri stanno portando avanti, ognuno nella maniera più autentica, il sound Afro Urbano.

Ascolta la vibe Afro Urban italiana nella nostra playlist AFRO URBAN ITALY

Consigliaci o inviaci, gratuitamente, qualsiasi pezzo/artist che pensi debba essere inserit* in playlist.

More info: nooxmanagement@gmail.com

Articolo scritto with love by Silvia Nocentini

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